«Quando in Italia si aggredisce una donna di 90 anni che dà l’opportunità a questo Paese di ritrovare dignità e onore, di cosa possiamo più stupirci?».
 «Quando in Italia si aggredisce una donna di 90 anni che dà l’opportunità a questo Paese di ritrovare dignità e onore, di cosa possiamo più stupirci?». Moni Ovadia, uomo di teatro e scrittore, nato in Bulgaria da famiglia ebraico-sefardita, risponde così allo stupore di Liliana Segre («pensavo che contrastare l’odio dovesse mettere d’accordo tutti, mi sembrava un discorso quasi banale») di fronte ai 98 senatori contrari a una commissione su "intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio".

Ha un senso distinguere l’antisemitismo dalle altre forme di intolleranza?
Forse basterebbe parlare di "ogni istigazione all’odio", ma l’antisemitismo è un razzismo particolare, attiene a questioni molto profonde che riguardano la società occidentale, che qui fa bancarotta fraudolenta: l’origine della spiritualità monoteista è ebraica, e allora perché questo odio? Quando i nazisti occuparono l’Austria ammazzarono tutti gli animali domestici che appartenevano agli ebrei: cosa c’è che scatena un delirio del genere? Cosa induce a deportare non dico i bambini, che rappresentano il futuro, ma i vecchi negli ospedali con i sondini attaccati, che sarebbero morti a breve? C’è qualcosa di fantasmatico e terrificante. E lo dice uno come me che vorrebbe cambiare il Giorno della Memoria con i Giorni delle Memorie. Ma la Shoah ha uno specifico insidioso tutto suo: il musulmano è odiato in quanto povero, quando arrivano gli sceicchi va tutto bene, invece il ricco ebreo è odiato come autentico demonio.

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L’ormai imminente viaggio apostolico di papa Francesco in Giappone è una grande occasione per rilanciare il tema del disarmo nucleare...
 L’ormai imminente viaggio apostolico di papa Francesco in Giappone è una grande occasione per rilanciare il tema del disarmo nucleare, che tanto sta a cuore al Pontefice. Per la nostra International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Ican) è stato quindi importante l’incontro con lui a margine dell’Udienza generale di ieri, mercoledì 6 novembre, subito dopo un lungo e cordiale confronto con il segretario di Stato cardinale Pietro Parolin. Per una campagna internazionale come la nostra, che cerca di mettere al bando le armi più disumane mai concepite dall’uomo, è fondamentale avere al proprio fianco chi sa parlare al cuore e alle coscienze di uomini e donne di tutta la Terra.

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Il Papa ai partecipanti a un incontro promosso dai gesuiti ·

In un lungo e articolato discorso in lingua spagnola il Pontefice ha ricordato come i gesuiti, fin dagli inizi, siano stati chiamati «al servizio dei poveri» perpetuando quella tradizione «fino ai nostri giorni», grazie soprattutto a padre Pedro Arrupe, preposito generale dal 1965 al 1983. «Per lui tutti i ministeri della Compagnia dovevano rispondere alla sfida di annunciare la fede e al contempo di promuovere la giustizia» — ha fatto notare Francesco nella sua rievocazione delle origini del Segretariato — al punto che «ciò che fino ad allora era stato un incarico per alcuni gesuiti, doveva divenire una preoccupazione di tutti».

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 Intervista al cardinale Matteo Maria Zuppi ·

Il cardinale Zuppi, arcivescovo di Bologna che ha fatto dell’incontro con la realtà delle città il punto qualificante del suo impegno pastorale, si sente sollecitato dalle parole del Santo Padre, lo abbiamo incontrato in occasione della presentazione del saggio di Mauro Magatti e Chiara Giaccardi La scommessa cattolica, sull’impegno dei cattolici nella società, nella città:

Innanzitutto vorrei dire che la città è una dimensione fondamentale, dove dire “città” non vuol dire soltanto riferirsi a conglomerati urbani di un certo numero di abitanti, ma significa parlare della “città degli uomini”. Ricordo che quando a Bologna abbiamo fatto proprio il Vangelo della città abbiamo dovuto aggiungere l’espressione “la città degli uomini” perché altrimenti ai paesi sembrava parlassimo di Bologna e non dell’incontro con quel luogo di incarnazione che è la città.

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La senatrice a vita, sopravvissuta al lager di Auschwitz, dopo i ripetuti casi di insulti e minacce da oggi viene accompagnata da un’auto e due Carabinieri
Da oggi i Carabinieri del comando provinciale di Milano garantiranno la scorta alla senatrice a vita Liliana Segre, deportata ad Auschwitz, dopo le minacce e i messaggi di odio ricevuti sul web. Da decenni Segre si impegna per conservare la memoria dell’Olocausto nelle nuove generazioni e per questo si ritrova da mesi al centro di minacce sempre più numerose.

Martedì scorso esponenti di Forza Nuova, partito neofascista di estrema destra, avevano esposto uno striscione contro di lei a Milano, vicino al teatro di via Fezzan, in cui la senatrice stava parlando davanti a 500 studenti. La misura, come riportato da alcuni quotidiani milanesi, è stata decisa mercoledì dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza presieduto dal prefetto Renato Saccone

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