«Mogadiscio è ancora una zona molto “calda” di pallottole e varie altre attività poco sagge. La gente povera è veramente stanca e ridotta agli estremi. La gioventù ha perso le speranze e desidera una vita che non abbia più violenza». Così scriveva in una lettera inviata al Centro missionario della diocesi di Piacenza-Bobbio suor Leonella Sgorbati, la missionaria della Consolata uccisa in Somalia il 17 settembre del 2006 di cui è stato riconosciuto il martirio “in odium fidei”.
IL 26 MAGGIO LA BEATIFICAZIONE
Suor Leonella il 26 maggio sarà proclamata beata nella Cattedrale di Piacenza. La celebrazione sarà presieduta dal cardinal Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi. Saranno presenti i presuli legati alle diocesi in cui la missionaria ha vissuto: il vescovo di Piacenza-Bobbio Gianni Ambrosio, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, il cardinale di Nairobi John Njue, il vescovo di Meru e quello di Nyeri, in Kenya, Antony Muheria e Salesius Mugambi, il vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio Giorgio Bertin. Si tratta della prima beatificazione che la diocesi vive sul territorio.
TRENTASEI ANNI IN AFRICA COME INFERMIERA E OSTETRICA
Suor Leonella, al secolo Rosa Maria Sgorbati, nasce a Rezzanello, sulle colline piacentine, il 9 dicembre 1940. A dieci anni la famiglia si trasferisce a Sesto San Giovanni, nel Milanese. Attivissima nella parrocchia di San Giuseppe, la sua vocazione missionaria nasce ascoltando in oratorio le testimonianze di sacerdoti e suore della Consolata, la Congregazione fondata dal beato Allamano per portare l’amore di Gesù nei luoghi più abbandonati del mondo. Entra nell’Istituto a vent’anni e, dopo un periodo di studi in Inghilterra, approda in Kenya nel 1970. Passerà in Africa 36 anni, come infermiera, ostetrica – farà nascere oltre quattromila bambini – e direttrice di scuole per infermieri.
Nel 2001 la ong “SOS Villaggio dei Bambini” le propone di avviare una scuola per infermieri a Mogadiscio. Un sogno da molti ritenuto impossibile. Le Missionarie della Consolata sono le sole religiose rimaste dopo la caduta del dittatore Siad Barre nel ‘91. Suor Leonella accompagna gli allievi negli studi, li sprona a dare il meglio perché li vuole protagonisti della ricostruzione della Somalia. Riesce perfino ad ottenere il riconoscimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la scuola. Sente però crescere attorno a sé l’ostilità dei fondamentalisti, che non vedono di buon occhio questa suora che passa tanto tempo con i giovani. Temono ne approfitti per fare proselitismo. Suor Leonella, invece, crede nel dialogo tra fedi e culture. «Dove c’è paura – ripete – non c’è amore»
UCCISA CON LA GUARDIA DEL CORPO MUSULMANA
Il 17 settembre 2006 è investita da una raffica di mitra mentre sta tornando a casa dopo le lezioni. Nel tentativo di proteggerla, trova la morte Mohamed Mahamud, la sua guardia del corpo: il sangue di una consacrata cristiana e di un padre di famiglia musulmano mescolati insieme, vittime entrambi di un cieco fanatismo. Una profezia per i nostri tempi, come le ultime parole di suor Leonella: «perdono, perdono perdono».