Perché andare a votare? In quale contesto votiamo? Quali i temi più urgenti sui quali il prossimo parlamento e i futuri governanti dovrebbero concentrarsi? Sono alcuni dei quesiti emersi all’interno del Coordinamento diocesano Associazioni, Movimenti e Gruppi in vista delle elezioni del 25 settembre. Si tratta di un passaggio democratico di assoluto rilievo, che richiama anzitutto il diritto/dovere dei cittadini di esprimere le proprie preferenze a partiti e coalizioni.

Il Coordinamento, che raccoglie una ventina di aggregazioni laicali presenti nel territorio della Diocesi, ha quindi deciso di realizzare sette brevi videomessaggi nei quali si riflette sul senso stesso della democrazia e della partecipazione, sul valore della pace, della convivenza tra i popoli, sul ruolo dell’Europa. Vengono inoltre segnalate talune emergenze nelle quali ci troviamo, che andrebbero affrontate insieme: demografica, sanitaria, migratoria, economica, ambientale…

GUARDATELI E ... FATE GIRARE A TUTTI I VOSTRI AMICI!

1.Perchè votare?

2. In quale contesto votiamo?

3. Affrontare insieme le emergenze

4. La tutela della famiglia

5. Le sfide del lavoro

6. I giovani e la scuola

7. Votare per fare comunità

Nell'imminenza delle elezioni del 25 settembre, riproponiamo un bellissimo testo del Card Zuppi sulla nostra Costituzione e sui valori dell'impegno umano, civile e politico che essa ci indica. Difronte alle grandi sfide e ai cambiamenti che stanno segnando la nostra epoca, la Costituzione Italiana rimane senza dubbio un "faro" e ci indica un metodo per affrontarli insieme. Il testo è stato scritto nel gennaio del 2021 ma rimane sempre attualissimo

Cara Costituzione,

Sento proprio il bisogno di scriverti una lettera, anzitutto per ringraziarti di quello che rappresenti da tanto tempo per tutti noi. Hai quasi 75 anni, ma li porti benissimo!

Ti voglio chiedere aiuto, perché siamo in un momento difficile e quando l’Italia, la nostra patria, ha problemi, sento che abbiamo bisogno di te per ricordare da dove veniamo e per scegliere da che parte andare. E poi che cosa ci serve litigare quando si deve costruire?

Come cristiano la luce della mia vita è Dio, che si è manifestato in Gesù. E’ una luce bellissima perché luce di un amore, esigente e umanissimo, che mi aiuta a vedere la storia dove Dio, che è amore, si manifesta. Mi insegna ad amare ogni persona, perché ognuno è importante. Mi chiede di farlo senza interessi perché l’unico interesse dell’amore è l’amore stesso, quindi gratuitamente, senza convenienze personali, in maniera universale. Fratelli tutti! E questo, in un mondo che si è fatto piccolo e con tanti cuori troppo ristretti perché pieni di paura e soli. Penso ci sia bisogno di questa luce, anche nelle Istituzioni, perché dona speranza, rende largo e umano il cuore, insegna a guardare al bene di tutti perché così ciascuno trova anche il suo.

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Dopo la drammatica affluenza del 12 Giugno per il primo turno delle elezioni amministrative, riproponiamo la riflessione di don Carlo Confalonieri verso il voto per il ballottaggio di Domenica 26 Giugno.

"Carissimi, affrontare il tema delle elezioni amministrative è un po’ come prendere in mano il bastone del pollaio (...la metafora immagino sia sufficientemente chiara anche a chi non ha particolare dimestichezza con le pratiche avicole).

Da diversi anni ci si chiede quale sia il ruolo dei cattolici in politica. E da parecchio tempo si percepisce intorno a questa domanda una certa confusione, un malcelato imbarazzo, una sottile rassegnazione, forse.

Di una cosa sono certo. Oggi più che mai il cristiano deve anzitutto esprimere la propria partecipazione alla “res publica” attraverso la responsabilità del voto.

Ovvio, direte voi. Non così tanto, ribadisco io guardando le cifre. Alle elezioni politiche del 2018 non ha votato il 27,07% degli aventi diritto. È lecito immaginare che fra loro vi fosse anche qualche cattolico (o sedicente tale)?

Alle elezioni amministrative del 2017 nella città di Sesto San Giovanni, andò alle urne il 50,93% degli iscritti alle liste elettorali (lo ricordavate questo dato?). Significa che praticamente un sestese su due non ha esercitato il proprio diritto e dovere di voto! Cattolici compresi, presumo! Al ballottaggio era andata ancora peggio, con l’affluenza del 45,6%. La traduzione pratica di questi numeri è che l’attuale sindaco (ma la cosa sarebbe stata identica in caso di vittoria del candidato dello schieramento opposto, ovviamente) si è insediato a palazzo comunale con il sostegno di circa 1/4 dei cittadini sestesi aventi diritto al voto.

Capite bene che questa è a tutti gli effetti una disfatta della democrazia, una pericolosissima forma di disimpegno, un vuoto politico che (involontariamente?) crea spazio a facili estremismi e alla più becera retorica (“è tutto un mangia mangia” e via con i ritornelli più stucchevoli).

Dare una sbirciata a un paio di pagine di libri di storia non può che farci bene. E ricordarci che il suffragio universale (ovvero il diritto di voto per ciascun cittadino che abbia compiuto la maggiore età, indipendentemente dal sesso, dal censo e dall’appartenenza religiosa) è stato frutto di lotte civili e di rivendicazioni condotte per decenni, soprattutto in campo femminile: Anna Maria Mozzoni, Maria Montessori e altre figure contribuirono al raggiungimento dell’ambito traguardo solo nel 1946, decisamente in ritardo rispetto ad altri paesi europei.

Secondo un sondaggio compiuto da una delle agenzie più accreditate del settore e presentato sul quotidiano Avvenire, alle elezioni europee ed amministrative del maggio 2019 il 52% dei cosiddetti “cattolici praticanti” non si è recato ai seggi. Più della metà. Io credo che sia un dato preoccupante, sul quale sarebbero necessarie ampie riflessioni, che lascio volentieri a chi è più capace di me.

In vista dell’appuntamento delle elezioni amministrative per il nostro Comune di domenica prossima, io - per quello che vale - ritengo sia dovere fondamentale per un cristiano esercitare il proprio diritto di voto. E farlo con la massima consapevolezza possibile, dopo essersi informato circa i programmi dei candidati e dopo aver compiuto una riflessione e un discernimento a partire dalle proprie sensibilità e a partire dal messaggio del Vangelo e del magistero della Chiesa.

In tempi remoti e non particolarmente illuminati, sappiamo che il voto al Partito Comunista Italiano portava come conseguenza una sorta di “scomunica”, al punto da impedire al fedele di ricevere l’assoluzione sacramentale. Oggi forse sarebbe il caso di inserire nel proprio esame di coscienza la qualità della propria partecipazione politica, almeno in occasione delle elezioni."

 

don Carlo Confalonieri

 

Domenica 12 giugno, insieme alle elezioni amministrative in circa mille Comuni, si svolgono cinque referendum abrogativi su temi legati al funzionamento della giustizia

I promotori

I cinque referendum ammessi sono stati proposti dai Consigli regionali delle Regioni Basilicata, Friuli- Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Veneto e Umbria, governate da partiti del centrodestra. Era stato anche costituito un comitato promotore per la raccolta delle firme a sostegno degli stessi quesiti referendari, promosso dalla Lega e dai radicali. A seguito della decisione della Cassazione sulla richiesta delle Regioni non sono state depositate le firme raccolte.

Il quorum

Per la validità di un referendum abrogativo è necessario che si rechino alle urne la maggioranza degli aventi diritto (art. 75 Cost.). Il referendum è approvato se la maggioranza dei voti validamente espressi è per il “sì”. Gli elettori possono scegliere se votare per tutti i quesiti o solo per alcuni.

Quando si vota?

I seggi sono aperti domenica 12 giugno dalle 7 alle 23.

Come si vota?

Per esprimere la volontà di modificare la legge, occorre barrare la casella con il SÌ, altrimenti per lasciare la situazione inalterata barrare il NO.

Un riflessione tratta dalla rivista Aggiornamenti Sociali

Nel dibattito pubblico e nell’informazione ad ampio raggio ci sono temi che, pur essendo di grande rilievo, restano sottotraccia, appannaggio di quanti se ne occupano per ragioni professionali o interesse personale, finché non si verifica un evento o giunge una scadenza a portarli in cima all’agenda politica, a farli diventare argomento di discussione nei talk show e nelle conversazioni quotidiane. Qualcosa di simile sta accadendo con i referendum in tema di giustizia, proposti dalla Lega e dai Radicali, che si svolgeranno il 12 giugno 2022 e di cui si è iniziato a parlare soltanto nelle ultime settimane, aprendo una breccia, ancorché modesta, nel flusso comunicativo del nostro Paese, concentrato soprattutto sul conflitto in Ucraina e le sue molteplici conseguenze.

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Nato dopo il Sinodo diocesano 47° (1993), il Coordinamento riunisce un ampio ventaglio di movimenti e associazioni ecclesiali: Acli, Agesci, Alleanza Cattolica, Azione Cattolica, Cellule per l’Evangelizzazione, Comunione e Liberazione, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunità di Sant’Egidio, Cvx-Lms, Legio Mariae, Movimento Apostolico, Movimento dei Focolari, Nuovi Orizzonti, Ordine Secolare Francescano, Regnum Christi, Rete mondiale di preghiera del Papa, Rinascita cristiana, Rinnovamento nello Spirito. Le diverse realtà sono rappresentate nel Coordinamento da uno o due laici e, in alcuni casi, dal proprio assistente ecclesiastico. 

Nel testo il Coordinamento auspica anzitutto che il prossimo appuntamento con le urne sia l’occasione per realizzare, a partire dai Comuni coinvolti, «una comunità più solidale e fraterna, capace di dare voce e valorizzare il pluralismo sociale», attraverso una «politica competente» che, al di là delle contrapposizioni («non è il tempo di pregiudizi ideologici o di soluzioni preconfezionate»), sia «capace di una visione lungimirante e non sottomessa alla tecnocrazia, agli interessi economici o alla mediaticità effimera».

La lettera aperta si sofferma su quattro punti prioritari.

Lavoro, solidarietà e sviluppo sostenibile

«I soli sussidi non possono essere una risposta né esauriente né efficace» all’emergenza occupazionale, si legge nel documento. Per questa ragione «i servizi municipali possono fare rete tra loro, col mondo delle imprese e della cooperazione, con le agenzie per il lavoro e col volontariato sociale, sia per favorire l’accompagnamento della persona e l’incontro tra domanda e offerta, sia finanziando percorsi di riqualificazione professionale».

Inoltre i Comuni «possono mettere a punto misure di incentivazione e de-burocratizzazione per attrarre investimenti produttivi sostenibili e imprese innovative».

Nel tempo post pandemico andranno sperimentate, propongono i firmatari, «buone prassi di ecologia integrale che tengano insieme buona occupazione e cura della casa comune». In particolare, «il grande piano di investimenti Next Generation EU deve concretizzarsi nel nostro territorio in opere fortemente contrassegnate da uno sviluppo sostenibile in un’ottica di economia circolare».

Welfare di comunità, salute e accoglienza

«La dura lezione della pandemia è che non basta avere ospedali di eccellenza per assicurare salute a tutti i cittadini», sostiene il Coordinamento. Per questa ragione bisognerà «potenziare e incrementare i presidi medico-sanitari di territorio, favorendo anche i percorsi di assistenza e cura a domicilio. Ma più in generale «andranno favorite tutte quelle scelte coerenti con il principio» per il quale «la salute ha una pluralità di dimensioni: la cura di sé, la cura dell’altro, la cura della comunità, la cura dell’accoglienza di chi arriva da terre ferite da guerre, cambiamenti climatici e povertà, la cura dell’ambiente come naturale “contenitore” del benessere di tutti, fragili e non».

Educazione, cultura e famiglia

Secondo il Coordinamento «l’amministrazione comunale può sostenere la famiglia, nell’esercizio della libertà di educazione dei genitori, realizzando convenzioni con le scuole paritarie, abbattendo l’Imu, rimborsando il costo dei libri di testo della secondaria di primo grado».

Inoltre è urgente uscire dall’inverno demografico mettendo in campo, sul modello di quanto sperimentato in altre grandi aree urbane europee, un mix di interventi come l’«aumento dei servizi per la famiglia per la conciliazione vita-lavoro»; il riconoscimento della «cura famigliare e il lavoro domestico come occupazione economicamente e socialmente rilevante»; l’introduzione di «un sistema di prestiti d’onore volti a favorire una maggiore autonomia dei giovani in termini abitativi e lavorativi»; «una seria programmazione dei flussi migratori».

In tutto questo «le religioni (quella cristiana cattolica, ma anche le altre che nel tempo si sono aggiunte e abitano i nostri territori) possano svolgere le loro azioni non soltanto caritative e di sostegno, ma anche di educazione e di culto».

Politica e partecipazione

Il documento si conclude con un invito alla partecipazione perché «la politica siamo noi, e ciò si può più facilmente sperimentare nelle realtà locali, dove l’apporto di ciascuno, nel segno di una cittadinanza realmente partecipata, può giocare un ruolo fondamentale per il bene delle nostre comunità».

Tratto dal sito della Diocesi di Milano

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