«Quando in Italia si aggredisce una donna di 90 anni che dà l’opportunità a questo Paese di ritrovare dignità e onore, di cosa possiamo più stupirci?».
 «Quando in Italia si aggredisce una donna di 90 anni che dà l’opportunità a questo Paese di ritrovare dignità e onore, di cosa possiamo più stupirci?». Moni Ovadia, uomo di teatro e scrittore, nato in Bulgaria da famiglia ebraico-sefardita, risponde così allo stupore di Liliana Segre («pensavo che contrastare l’odio dovesse mettere d’accordo tutti, mi sembrava un discorso quasi banale») di fronte ai 98 senatori contrari a una commissione su "intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio".

Ha un senso distinguere l’antisemitismo dalle altre forme di intolleranza?
Forse basterebbe parlare di "ogni istigazione all’odio", ma l’antisemitismo è un razzismo particolare, attiene a questioni molto profonde che riguardano la società occidentale, che qui fa bancarotta fraudolenta: l’origine della spiritualità monoteista è ebraica, e allora perché questo odio? Quando i nazisti occuparono l’Austria ammazzarono tutti gli animali domestici che appartenevano agli ebrei: cosa c’è che scatena un delirio del genere? Cosa induce a deportare non dico i bambini, che rappresentano il futuro, ma i vecchi negli ospedali con i sondini attaccati, che sarebbero morti a breve? C’è qualcosa di fantasmatico e terrificante. E lo dice uno come me che vorrebbe cambiare il Giorno della Memoria con i Giorni delle Memorie. Ma la Shoah ha uno specifico insidioso tutto suo: il musulmano è odiato in quanto povero, quando arrivano gli sceicchi va tutto bene, invece il ricco ebreo è odiato come autentico demonio.

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