Giornata di studio nel centocinquantesimo anniversario della nascita di Gandhi ·

L’India dai mille volti e dalla forte carica spirituale — quattro grandi religioni del mondo sono nate e sono praticate in questo vasto paese dell’Asia meridionale — è stata celebrata ieri, martedì 1, nel corso di una giornata di studio organizzata per ricordare il centocinquantesimo anniversario della nascita di uno dei suoi figli più illustri, il Mahatma Gandhi. L’incontro, svoltosi presso il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, è stato l’occasione per dare visibilità alla «comune aspirazione umana a trovare vie creative ed efficaci a promuovere l’armonia e la pace a livello globale e locale, individuale e collettivo, nell’ottica dell’amore fraterno e della non violenza», ha spiegato il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, monsignor Miguel Ángel Ayuso Guixot. I lavori sono cominciati con un minuto di silenzio in memoria di colui che promosse instancabilmente «l’amore fraterno e la non violenza», seguito dal canto tradizionale indù Vaishnav Jan to tene Kahiye, che Gandhi amava molto e recitava quotidianamente, come ha ricordato Swamini Hamsananda Ghiri, vice presidente dell’Unione induista italiana.

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Caro direttore,
la senatrice a vita Liliana Segre, dichiarando la fiducia al governo Conte II, ha espresso preoccupazione per i numerosi episodi dell’ultimo anno che fanno temere «un imbarbarimento, con casi di razzismo trattati con indulgenza, la diffusione dei linguaggi d’odio», in particolare «con l’utilizzo di simboli religiosi in modo farsesco e pericoloso, un revival del Gott mit uns».

Liliana Segre ha fatto esperienza diretta di questo tragico apparato nazifascista, e della seduzione operata sui cristiani attraverso il "Dio con noi" per farli collaborare alla Shoah: deportata tredicenne ad Auschwitz, segnata indelebilmente dalla perdita di tutta la famiglia, ha fatto della testimonianza alle nuove generazioni una ragione di vita. Ma contro di lei si sono scatenati attacchi sui social media, da parte di sedicenti "cattolici". Un’ebrea non può permettersi questo paragone «blasfemo», hanno scritto persone che si dichiarano credenti, e si presentano con nome e cognome su Facebook in difesa del loro leader politico.

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Perché abbiamo bisogno di una 'nuova' teologia politica? La domanda è nata nel mio cuore e nella mia mente allorché ho constatato che, nel dibattito al Senato sulla crisi del governo giallo-verde, si sono evocati «simboli religiosi», con tanto di esibizione di rosari ed evocazione di una pagina evangelica, con il riferimento al nesso ’ndrangheta-superstizione, e ciò senza dover riprendere l’immaginetta di san Pio esposta dal premier vecchio e nuovo in una trasmissione televisiva, per non dire di iniziative come quella del sindaco leghista di Ferrara che ha acquistato qualche centinaio di crocifissi da installare nelle scuole. Qualche eco di queste evocazioni ha raggiunto il più recente dibattito parlamentare sulla fiducia al governo Conte Secondo. Se abbiamo assistito a questa irruzione del 'religioso' in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel 'ritorno al sacro' di cui si parla da tempo.

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Sono parole emozionanti quelle pronunciate ieri dal Papa nel videomessaggio inteso a fondare un nuovo patto educativo, non solo in quanto annunciano lo specifico evento previsto a Roma il 14 maggio 2020, in Vaticano nell’aula Paolo VI, a conclusione di una lunga serie di iniziative che coinvolgeranno il maggior numero di persone, ma perché toccano alcuni punti decisivi rispetto ai quali nessuno di noi dovrebbe sentirsi estraneo. Osservando papa Francesco, reduce dal faticoso viaggio in Mozambico, Madagascar e Mauritius, ho provato a sintetizzarne dieci cercando, nel mio piccolo, di riflettere su ciascuno di essi.

Numero uno. Cosa significa questo patto se non l’impegno a costruire una vita consapevole? Non casuale, bensì mirata al raggiungimento di uno scopo. Come sapeva Pascal, le domande sono più importanti delle risposte.

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Il Mediterraneo, con le sue onde cantate tante volte dai poeti greci, piene di spuma, di spruzzi e di gabbiani stridenti, il mare su cui scherzano con mille riflessi i raggi ridenti del sole, purtroppo è diventato una trappola mortale per tanti nostri fratelli e sorelle, un abisso infido dai gelidi flutti, un cimitero sconfinato, mai sazio di divorare cadaveri e speranze. Il sussidio della prossima Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio 2020), diffuso in questi giorni, si focalizza sulla tragedia dei migranti e sul tema dell’accoglienza. Preparato dai cristiani delle varie Chiese presenti a Malta e a Gozo, si intitola: «Ci trattarono con straordinaria umanità» e trae spunto dall’episodio raccontato dal capitolo finale degli Atti degli apostoli. Dopo una terribile tempesta, san Paolo e gli uomini che sono insieme a lui sulla nave, riescono a salvarsi e vengono generosamente soccorsi dagli abitanti dell’isola di Malta.

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