Caro direttore,
la senatrice a vita Liliana Segre, dichiarando la fiducia al governo Conte II, ha espresso preoccupazione per i numerosi episodi dell’ultimo anno che fanno temere «un imbarbarimento, con casi di razzismo trattati con indulgenza, la diffusione dei linguaggi d’odio», in particolare «con l’utilizzo di simboli religiosi in modo farsesco e pericoloso, un revival del Gott mit uns».
Liliana Segre ha fatto esperienza diretta di questo tragico apparato nazifascista, e della seduzione operata sui cristiani attraverso il "Dio con noi" per farli collaborare alla Shoah: deportata tredicenne ad Auschwitz, segnata indelebilmente dalla perdita di tutta la famiglia, ha fatto della testimonianza alle nuove generazioni una ragione di vita. Ma contro di lei si sono scatenati attacchi sui social media, da parte di sedicenti "cattolici". Un’ebrea non può permettersi questo paragone «blasfemo», hanno scritto persone che si dichiarano credenti, e si presentano con nome e cognome su Facebook in difesa del loro leader politico.
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