Domenica 15 marzo, terza domenica di Quaresima, tutti i fedeli della Diocesi di Milano, stando riuniti in casa con i propri familiari, si sono uniti in preghiera con l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, che dalla Chiesa di San Giuseppe ai Padiglioni all'interno del Policlinico di Milano  ha presieduto la celebrazione eucaristica. La celebrazione e' stata trasmessa alle  11 in diretta su Tgr Lombardia – Rai 3 per tutto il territorio regionale.

Di seguito pubblichiamo l'omelia di Mons Delpini

I giorni della grande libertà

 

1)     Viene il tempo della “grande libertà”.

 Si vive spesso il tempo delle piccole libertà, di quelle scelte che occupano molto, ma valgono poco o niente.

Le piccole libertà sono quelle che rientrano nel capitolo “faccio quello che voglio”: si giocano nelle scelte da fare tra i prodotti in vendita, scelgo quello che mi piace di più; le piccole libertà si giocano nelle cose di tutti i giorni e amano il grigiore, forse persino la confusione, là dove si immagina che una scelta non sia né buona né cattiva; le piccole libertà talora si giocano anche in momenti più importanti e anche le scelte che contano molto possono addurre motivazioni che valgono poco: “me la sento”, “non me la sento”; “mi piace”; “non mi piace”.

Le piccole libertà sono proprie di chi si sente sicuro, a torto o a ragione, non so. “So di essere vivo, sto bene, so chi sono, la mia vita non dipende dalle scelte che faccio. Posso fare e disfare, tanto sono sempre io, sono sempre vivo, vivo del mio”.

Ma viene anche il tempo della grande libertà. La grande libertà è quella che si trova davanti al bivio, là dove si decide della vita e della morte; la grande libertà è intelligente, consapevole: avverte il peso decisivo della scelta; la grande libertà, pur abitando il chiaroscuro, il grigio del quotidiano, la confusione delle chiacchiere, la piazza dove si entra gratis e ciascuno dice la sua, gratis e senza impegno, prende in mano la vita e ne decide il senso.

 

2)     La grande libertà dei Giudei che gli avevano creduto.

 I Giudei che avevano creduto in Gesù sono illuminati dalla sua parola a interpretare il momento della grande libertà: conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.

Ma gli interlocutori di Gesù sanno già la verità, sanno già di chi sono figli, hanno già deciso chi sono e dove sono diretti. Che cosa pretende Gesù?

La verità che conoscono è quella della evidenza indiscutibile: siamo tutti destinati a morire. È morto Abramo. Sono morti i profeti. Dobbiamo morire tutti.

Protestano contro Gesù: vogliono tenersi la loro verità, la loro persuasione. Non c’è nessuna grande libertà, non c’è nessuna alternativa. Non c’è nessun bivio decisivo nella vita. La strada è già segnata: porta inevitabilmente alla morte.

 

3)     La grande libertà che Gesù offre.

 Gesù mette a rischio la sua vita, perché vuole offrire la via della vita. Offre a chi l’ascolta la possibilità della grande libertà: potete scegliere oggi, tra la vita e la morte. Se uno osserva la mia parola non vedrà la morte in eterno. La grande libertà si rivela possibile solo se è offerta la grazia credibile, l’alleanza affidabile, la promessa che può essere sperata.

Voi potete vivere, vivere in eterno, vivere della vita dei figli di Dio, vivere nella libertà di chi è stato liberato dal peccato, vivere nell’affidamento alla misericordia di Dio.

 

4)     Sono questi i giorni della grande libertà?

La situazione drammatica che si è creata in questa nostra terra può indurre a inseguire ogni minuzia, ogni informazione che sia resa disponibile, allo scopo di rassicurare o di spaventare, di confondere o di fare chiarezza. Siamo disposti ad ascoltare di tutto, a vedere di tutto, a credere a tutto. Forse abbiamo nostalgia delle piccole libertà, delle scelte che non impegnano troppo, della normalità confusa in cui si parla, si vive, si pensa, di agisce, gratis e senza impegno.

Ma la celebrazione della Quaresima, l’avvicinarsi della Pasqua si propone agli uomini e alle donne “che avevano creduto in lui”, come l’annuncio dei giorni della grande libertà. Sperimentiamo la frustrazione dell’impotenza, la trepidazione dell’incertezza, lo smarrimento delle previsioni. La brutta sensazione di vedere tutto incerto e tutto vacillante può essere motivo di angoscia.

Ma chi incontra Gesù, chi ascolta la sua parola, chi non si arrocca nella presunzione di aver creduto, ma si dispone a credere, riceve la promessa, può ascoltare l’invito: questi sono i giorni della grande libertà! Chi osserva la mia parola non vedrà la morte in eterno. Scegliete la vita. Fidatevi di Dio. Imparate da Gesù che cosa sia la vita o la morte, imparate da Gesù che cosa sia essere servo o essere figlio, dire la verità o la menzogna.

 

Sono i giorni della grande libertà.

Domenica 8 marzo, seconda domenica di Quaresima e Giornata della donna, tutti i fedeli della Diocesi di Milano, stando riuniti in casa con i propri familiari, si sono uniti in preghiera con l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, che dalla Basilica dei Santi Pietro e Paolo di Agliate  ha presieduto la celebrazione eucaristica. La celebrazione e' stata trasmessa alle  11 in diretta su Tgr Lombardia – Rai 3 per tutto il territorio regionale.

Di seguito pubblichiamo l'omelia di Mons Delpini

 

Il viaggio di Gesù: verso la verità

Giornata della donna

 

  1. C’è modo e modo di viaggiare.

I milanesi viaggiano di fretta, il tempo è prezioso e non è mai abbastanza, sono impazienti. Hanno premura di arrivare a destinazione. C’è una battuta che dice: “Chi va piano, non è di Milano”. Siccome hanno fretta, alcuni non hanno pazienza di aspettare il treno e di usare i mezzi pubblici: il risultato è che si mettono in coda per ore, ogni giorno. I milanesi viaggiano di fretta.

Perciò sorprende considerare come viaggia Gesù. È in viaggio verso la Galilea, si ferma però a parlare con la donna samaritana per un dialogo di straordinario interesse e poi si ferma addirittura due giorni. Il suo modo di viaggiare è una rivelazione: più che la meta gli interessa la gente.

Entra nel paese straniero e forse persino ostile nei confronti dei Giudei, come per dire: ho tempo per voi, mi sta a cuore la vostra vita, c’è nella vostra storia una verità più profonda della cronaca e dei pregiudizi, c’è una verità che trasfigura la vita e dona libertà e gioia.

Anche questo tempo strano e complicato, questo rallentarsi di tutto, questo rarefarsi di attività e di incontri, questo viaggio che si è interrotto e che provoca danni enormi all’economia e all’immagine della nostra terra, forse può contenere una occasione propizia per un dialogo con Gesù che si ferma accanto a noi, se ci fermiamo un po’.

 

  1. Dialogare con Gesù per riconoscere il significato delle cose.

Se ci fermiamo un po’ a dialogare con Gesù, possiamo imparare meglio il significato delle cose: le cose di tutti i giorni, infatti, hanno una voce, possono dire qualche cosa.

L’acqua, per esempio: l’acqua si putò trattare come una cosa, un oggetto; l’acqua si può trattare come un prodotto da vendere, da comprare; l’acqua si può trattare come un dono da offrire: avevo sete e mi hai dato da bere.

La parola di Gesù rivela un significato più alto e necessario dell’acqua: l’acqua è l’immagine per dire dello Spirito, per rispondere alla sete, non solo alla sete di un corpo sotto il sole, ma alla sete di vita, di vita eterna.

Se ci fermiamo un po’ le cose ordinarie rivelano il loro significato più alto e necessario: l’acqua, il pane, il vino, il seme, il vento. Viviamo in un mondo che parla e rivela quello che Dio vuole dirci, quello che Dio è: ce ne parla Gesù.

 

  1. Dialogare con Gesù per interpretare gli affetti, i legami e le solitudini.

Se ci fermiamo un po’ a dialogare con Gesù, possiamo imparare come interpretare gli affetti, i legami d’amore, la storia delle nostre relazioni.

La donna samaritana nel dialogo con Gesù si dichiara libera. La parola di Gesù dà un nome a questa libertà: tu non sei libera, sei sola; tu non sei libera, piuttosto sei stata più volte abbandonata.

Anche noi possiamo entrare più profondamente nella dinamica degli affetti, reagire a quella che sembra una ovvietà indiscutibile che condanna alla precarietà dei legami e ritiene ineluttabile che l’amore sia destinato a spegnersi.

Gesù suggerisce invece che l’amore è una decisione in cui è iscritta la vocazione alla fedeltà, l’intenzione di giungere fino al compimento. Il nome dell’amore che abita il tempo è “fedeltà”.

 

  1. Dialogare con Gesù per conoscere che Dio è spirito e cerca adoratori in spirito e verità.

Se ci fermiamo un po’ a dialogare con Gesù, possiamo essere introdotti alla conoscenza di Dio. Il dialogo con Gesù abbatte i pregiudizi spontanei che l’umanità e la tradizione religiosa si ostina a ritenere indiscutibili a proposito di Dio. Che Dio possa essere contenuto in un tempio, quindi escluso dalla vita; che Dio chieda adempimenti devoti circoscritti in un tempo, quindi estraneo alla vita quotidiana; che Dio sia una potenza enigmatica che chieda sacrifici e comportamenti come condizioni per trattenere i suoi castighi sono pregiudizi su un Dio immaginario.

Chi può rivelare la verità di Dio è Gesù, il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre (Gv 1,18). Gesù insegna a pregare in spirito e verità, quindi nella sincerità del cuore che conosce Dio come Padre e si lascia conformare a Gesù dallo Spirito Santo, in ogni aspetto della vita, del pensiero, dell’amare.

 

Conclusione

Il viaggio, senza fretta, di Gesù che attraversa la terra ostile di Samaria, è l’occasione per fermarsi un po’ con lui: egli accetta l’invito. Lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni (Gv 4,40). In questo nostro tempo di vita rallentata, di attività sospese, di incertezze possiamo fermarci un po’ con Gesù e imparare il significato delle cose, la vocazione iscritta negli affetti, la verità di Dio.

Di seguito il sussidio per pregare in famiglia

Per via dell'emergenza dovuta al Covid-19 e a seguito delle relative disposizioni del governo, tutte le attività previste sono cancellate. Ogni Venerdì sera ci raccoglieremo in preghiera con l'Arcivescovo che, in diretta dal Duomo, svolgerà la Via Crucis.

Al via dal 6 marzo  l'annuale ciclo di quattro incontri quaresimali organizzati dal Decanato di Sesto San Giovanni nei venerdì di Quaresima. 

“Ardiscono annunciare la Parola” è una espressione dell’apostolo Paolo in Filippesi che porta con sé tutto il sapore della sfida dove si osa qualcosa di grande, superiore alle comuni forze. Non è forse questa la percezione che si avverte quando da credenti si diviene consapevoli del compito dell’annuncio e della testimonianza evangeliche? 

In questo tempo che ci conduce a Pasqua, desideriamo metterci in ascolto delle parole e della vita di fratelli e sorelle che interpretano a loro modo, queste parole dell’apostolo delle genti.

Perciò la modalità del quaresimale di quest’anno sarà quello della testimonianza incastonata nella preghiera, nel silenzio contemplativo, nella riflessione meditativa e nella invocazione comune.

Un cammino quaresimale teso a rinnovare l’ardore di raccontare, vivere e testimoniare il Vangelo di Gesù, senza complessi, ma a proprio agio nel tempo e nella città che ci è dato la grazia di abitare e vivere.

Di seguito il programma:



«Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20)

 Cari fratelli e sorelle!

Anche quest’anno il Signore ci concede un tempo propizio per prepararci a celebrare con cuore rinnovato il grande Mistero della morte e risurrezione di Gesù, cardine della vita cristiana personale e comunitaria. A questo Mistero dobbiamo ritornare continuamente, con la mente e con il cuore. Infatti, esso non cessa di crescere in noi nella misura in cui ci lasciamo coinvolgere dal suo dinamismo spirituale e aderiamo ad esso con risposta libera e generosa.

1. Il Mistero pasquale, fondamento della conversione

La gioia del cristiano scaturisce dall’ascolto e dall’accoglienza della Buona Notizia della morte e risurrezione di Gesù: il kerygma. Esso riassume il Mistero di un amore «così reale, così vero, così concreto, che ci offre una relazione piena di dialogo sincero e fecondo» (Esort. ap. Christus vivit, 117). Chi crede in questo annuncio respinge la menzogna secondo cui la nostra vita sarebbe originata da noi stessi, mentre in realtà essa nasce dall’amore di Dio Padre, dalla sua volontà di dare la vita in abbondanza (cfr Gv 10,10). Se invece si presta ascolto alla voce suadente del “padre della menzogna” (cfr Gv 8,45) si rischia di sprofondare nel baratro del nonsenso, sperimentando l’inferno già qui sulla terra, come testimoniano purtroppo molti eventi drammatici dell’esperienza umana personale e collettiva.

In questa Quaresima 2020 vorrei perciò estendere ad ogni cristiano quanto già ho scritto ai giovani nell’Esortazione apostolica Christus vivit: «Guarda le braccia aperte di Cristo crocifisso, lasciati salvare sempre nuovamente. E quando ti avvicini per confessare i tuoi peccati, credi fermamente nella sua misericordia che ti libera dalla colpa. Contempla il suo sangue versato con tanto affetto e lasciati purificare da esso. Così potrai rinascere sempre di nuovo» (n. 123). La Pasqua di Gesù non è un avvenimento del passato: per la potenza dello Spirito Santo è sempre attuale e ci permette di guardare e toccare con fede la carne di Cristo in tanti sofferenti.

2. Urgenza della conversione

È salutare contemplare più a fondo il Mistero pasquale, grazie al quale ci è stata donata la misericordia di Dio. L’esperienza della misericordia, infatti, è possibile solo in un “faccia a faccia” col Signore crocifisso e risorto «che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). Un dialogo cuore a cuore, da amico ad amico. Ecco perché la preghiera è tanto importante nel tempo quaresimale. Prima che essere un dovere, essa esprime l’esigenza di corrispondere all’amore di Dio, che sempre ci precede e ci sostiene. Il cristiano, infatti, prega nella consapevolezza di essere indegnamente amato. La preghiera potrà assumere forme diverse, ma ciò che veramente conta agli occhi di Dio è che essa scavi dentro di noi, arrivando a scalfire la durezza del nostro cuore, per convertirlo sempre più a Lui e alla sua volontà.

In questo tempo favorevole, lasciamoci perciò condurre come Israele nel deserto (cfr Os 2,16), così da poter finalmente ascoltare la voce del nostro Sposo, lasciandola risuonare in noi con maggiore profondità e disponibilità. Quanto più ci lasceremo coinvolgere dalla sua Parola, tanto più riusciremo a sperimentare la sua misericordia gratuita per noi. Non lasciamo perciò passare invano questo tempo di grazia, nella presuntuosa illusione di essere noi i padroni dei tempi e dei modi della nostra conversione a Lui.

3. L’appassionata volontà di Dio di dialogare con i suoi figli

Il fatto che il Signore ci offra ancora una volta un tempo favorevole alla nostra conversione non dobbiamo mai darlo per scontato. Questa nuova opportunità dovrebbe suscitare in noi un senso di riconoscenza e scuoterci dal nostro torpore. Malgrado la presenza, talvolta anche drammatica, del male nella nostra vita, come in quella della Chiesa e del mondo, questo spazio offerto al cambiamento di rotta esprime la tenace volontà di Dio di non interrompere il dialogo di salvezza con noi. In Gesù crocifisso, che «Dio fece peccato in nostro favore» (2Cor 5,21), questa volontà è arrivata al punto di far ricadere sul suo Figlio tutti i nostri peccati, fino a “mettere Dio contro Dio”, come disse Papa Benedetto XVI (cfr Enc. Deus caritas est, 12). Dio infatti ama anche i suoi nemici (cfr Mt 5,43-48).

Il dialogo che Dio vuole stabilire con ogni uomo, mediante il Mistero pasquale del suo Figlio, non è come quello attribuito agli abitanti di Atene, i quali «non avevano passatempo più gradito che parlare o ascoltare le ultime novità» (At 17,21). Questo tipo di chiacchiericcio, dettato da vuota e superficiale curiosità, caratterizza la mondanità di tutti i tempi, e ai nostri giorni può insinuarsi anche in un uso fuorviante dei mezzi di comunicazione.

4. Una ricchezza da condividere, non da accumulare solo per sé

Mettere il Mistero pasquale al centro della vita significa sentire compassione per le piaghe di Cristo crocifisso presenti nelle tante vittime innocenti delle guerre, dei soprusi contro la vita, dal nascituro fino all’anziano, delle molteplici forme di violenza, dei disastri ambientali, dell’iniqua distribuzione dei beni della terra, del traffico di esseri umani in tutte le sue forme e della sete sfrenata di guadagno, che è una forma di idolatria.

Anche oggi è importante richiamare gli uomini e le donne di buona volontà alla condivisione dei propri beni con i più bisognosi attraverso l’elemosina, come forma di partecipazione personale all’edificazione di un mondo più equo. La condivisione nella carità rende l’uomo più umano; l’accumulare rischia di abbrutirlo, chiudendolo nel proprio egoismo. Possiamo e dobbiamo spingerci anche oltre, considerando le dimensioni strutturali dell’economia. Per questo motivo, nella Quaresima del 2020, dal 26 al 28 marzo, ho convocato ad Assisi giovani economisti, imprenditori e change-makers, con l’obiettivo di contribuire a delineare un’economia più giusta e inclusiva di quella attuale. Come ha più volte ripetuto il magistero della Chiesa, la politica è una forma eminente di carità (cfr Pio XI, Discorso alla FUCI, 18 dicembre 1927). Altrettanto lo sarà l’occuparsi dell’economia con questo stesso spirito evangelico, che è lo spirito delle Beatitudini.

Invoco l’intercessione di Maria Santissima sulla prossima Quaresima, affinché accogliamo l’appello a lasciarci riconciliare con Dio, fissiamo lo sguardo del cuore sul Mistero pasquale e ci convertiamo a un dialogo aperto e sincero con Dio. In questo modo potremo diventare ciò che Cristo dice dei suoi discepoli: sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13-14).

Francesco

Tratto dal sito Vatican.va

Domenica 1 marzo tutti i fedeli della Diocesi di Milano, stando riuniti in casa con i propri familiari, potranno unirsi in preghiera con l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, che dalla Cripta del Duomo di Milano presiederà la celebrazione eucaristica della Domenica di inizio Quaresima. La celebrazione sarà trasmessa in diretta su TgrLombardia – Rai 3 per tutto il territorio regionale a partire dalle 11.

L’iniziativa, che non ha precedenti, è nata per ottemperare alle misure emanate dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, di concerto con il ministro della Salute Roberto Speranza, in merito all’emergenza epidemiologica da CODIV-19.

La celebrazione presieduta dall’Arcivescovo avrà luogo nella Cripta dei Canonici del Duomo di Milano senza la presenza dei fedeli, che potranno in ogni caso assistere alla Santa Messa in collegamento tv, grazie alla collaborazione di TgrLombardia, che interpreta così il suo ruolo di servizio pubblico.

Seppure in questa forma del tutto particolare – dettata dall’esigenza di tutelare la salute pubblica recependo le indicazioni delle autorità competenti – al momento della comunione tutti i fedeli saranno invitati a recitare la formula della Comunione Spirituale e al termine si svolgerà il rito dell’Imposizione delle Ceneri.

Sempre allo scopo di favorire la partecipazione alla vita della Chiesa, pur in questo momento del tutto eccezionale, come previsto dal diritto canonico nei casi in cui non è possibile partecipare all’Eucarestia, l’Arcivescovo invita i fedeli alla preghiera individuale e in famiglia, utilizzando il sussidio allegato 

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