Giovedì Santo, 9 Aprile, tutti i fedeli della Diocesi di Milano, stando riuniti in casa con i propri familiari, si sono uniti in preghiera con l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, che dal Duomo, ha presieduto la celebrazione eucaristica "in Cena Domini".

Di seguito pubblichiamo l'omelia di Mons Delpini

State scrivendo una storia della salvezza

 1) Una parola per voi. Una parola per me.

 C’è qui una parola per voi, profeti in fuga dalla missione, profeti spaventati per l’ostinato desiderio di Dio di salvare la gente di Ninive, di salvare invece che punire, di salvare invece che distruggere. C’è una parola per voi, profeti addormentanti nel mezzo della tempeste, che dormite profondamente mentre la nave affonda.

C’è una parola per voi, profeti inadatti ad essere profeti; facili all’invettiva e al risentimento, impenetrabili alle intenzioni di Dio e allergici alla sua misericordia.

C’è una parola per voi, poveri profeti da niente, profeti di cui la storia si prende gioco.

C’è una parola per voi, discepoli mediocri, incapaci di vegliare un’ora con il Maestro angosciato. C’è una parola per voi discepoli ottusi smarriti di fronte alle confidenze ultime, al segno del pane e del calice, consegna di sé irrevocabile nel corpo dato, nel sangue versato.

C’è una parla per voi discepoli maldestri, che usate la spada quando la via del Signore è la mitezza; che siete vinti dallo spavento, quando la via del Signore è la fortezza. C’è una parola per voi, discepoli infedeli, indotti a rinnegare dalle insinuazioni di una serva. C’è una parola per voi, discepoli da poco, inclini a dissociarvi dall’amico e Signore piuttosto che fare brutte figure ed essere esposti al ridicolo, all’accusa umiliante e pericolosa.

 C’è una parola per voi, comunità deludenti che siete convocate dall’amore e non vi amate; comunità insignificanti, che dovreste essere un segno di comunione nello spezzare del pane e siete separati da beghe meschine, rivalità ridicole, egoismi impenetrabili alla grazia di questo pane e di questo vino.

2) Il fascino sconcertante della parola impensata.

 Quale è dunque questa parola rivolta a destinatari che hanno buone ragioni per sentirsi delusi di se stessi e deludenti per il Signore.

La parola è questa: voi siete dentro la storia della salvezza. Voi, così come siete, siete incaricati di scrivere pagine di Vangelo. Voi così poco disponibili alla profezia, siete chiamati come Giona a essere profeti: di malavoglia e risentiti, proprio voi, come Giona potrete convincere la città che c’è una via di salvezza, che Dio non è stanco della gente che grida fino al cielo la sua malvagità, Dio vuole ancora salvare. La vocazione alla conversione è affidata a voi, profeti da strapazzo! E se voi ubbidirete, la città sarà salvata.

La parola è questa: voi siete chiamati a essere i testimoni di Gesù, voi discepoli inadeguati, dovrete narrare di come siete stati con Gesù, avete ascoltato senza capire, avete guardato senza vedere. Dovrete dire a vostra vergogna come l’avete abbandonato, come avete avuto paura. Proprio voi, chiamati per nome con uno sguardo di predilezione eppure così impermeabili alle parole, così incapaci di contenere il vino nuovo, così ripiegati su voi stessi. Per secoli si domanderanno perché Gesù abbia scelto voi, gente inaffidabile. Ma la parola che risuona quest’oggi lo rivela: non perché siete eroi esemplari, non perché siete santi irreprensibili, ma perché avete pianto, perché vi siete sentiti trafiggere il cuore dallo sguardo di Gesù, avete ricordato la sua parola. Proprio per questo siete stati scelti, perché siete mediocri eppure avete ricevuto lo Spirito di santità, perché siete miopi eppure avete visto la sua gloria, perché siete fragili e confusi, eppure vi siete ricordati della sua parola e avete ripreso a camminare. Proprio per questo siete stati chiamati, perché tutti i peccatori, tutti i mediocri, tutti i borbottoni, tutti i vili e i pigri, possano alzare la testa e pensare: allora anch’io potrei essere discepolo, anch’io potrei essere testimone, anch’io missionario, anch’io santo.

 E la parola è questa: la comunità deludente e imperfetta, proprio questa Chiesa, custodisce quello che ha ricevuto dal Signore e che dall’apostolo è stato trasmesso. Proprio questa comunità che molti hanno lasciato, delusi nelle loro aspettative o pretese, che molti hanno contestato, che è di moda irridere e squalificare, proprio questa Chiesa celebra l’eucaristia e diventa un cuore solo e un’anima sola per annunciare la morte del Signore, finché egli venga.

Proprio questa Chiesa che molti hanno criticato perché ha raccomandato la prudenza in questo periodo, fino a rinunciare alle assemblee liturgiche e molti hanno criticato perché non è stata abbastanza prudente, e molti hanno criticato perché non è riuscita a convincere Dio a qualche miracolo spettacolare e molti hanno criticato perché continua a desiderare la convocazione festosa dei fedeli nella celebrazione eucaristica, mentre dovrebbe rassegnarsi a dichiarare fallimento e a tacere, proprio questa Chiesa è la comunità che si vuole convertire e incamminarsi fiduciosa per una nuova umiltà e tenacia nell’annuncio del Vangelo a tutti, fino ai confini della terra.

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