Il caso delle votazioni parlamentari sulla mozione di Liliana Segre per dare luogo istituzionale alla battaglia contro le parole d’odio e alle discriminazioni razziali è come un rasoio. Disseziona in modo feroce e cristallino il paradigma della condizione umana. Evento di estrema chiarezza per chi vuole leggerlo senza fare ricorso ad argomentazioni pretestuose, a retoriche, a luoghi comuni che, anche quando spesi a favore, non fanno altro che allontanare dalla questione fondamentale. La miseria delle quotidianità è tale da rimuovere costantemente ogni ostacolo al fluire delle cose ottuso e incurante. Complice la nostra sempre antica e sempre sorprendente connivenza, le attività prevalgono su tutto, compresi noi stessi. Prevalgono sulla solidarietà, anche quando non costa nulla, aprono la strada a una dimensione omissiva perenne che sembra tenerci fuori dai drammi, mentre è solo l’anestesia premortem di individui che tutto ignorano finché non è troppo tardi. E che in quei drammi ci porta dentro nostro malgrado come complici.
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