Caro direttore,
Hevrin Khalaf aveva fondato un partito per costruire la Siria di domani, il Partito del futuro siriano. Si proponeva di essere parte attiva nella costruzione di uno Stato laico, in cui donne e uomini avessero gli stessi diritti e in cui potessero convivere pacificamente i musulmani sunniti e sciiti, gli alauiti, gli ebrei e i cristiani. E chiedeva si sviluppare il processo per la costruzione della democrazia sulla base della risoluzione dell’Onu secondo cui «tutte le fazioni del popolo siriano dovrebbero essere rappresentate nel processo politico, anche nella stesura di una nuova Costituzione». Pensava a una Siria in cui potessero servire da esempio le esperienze compiute in questo senso nel Rojava, dove i curdi hanno governato senza escludere nessuno per motivi di razza, di sesso o di religione.
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