La prima impressione è quella di un Paese a un passo dalla guerra, sottoposto a minacce esterne gravissime. Il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal ministro Salvini ha sfornato l’idea di schierare la Marina militare e la Guardia di Finanza per «blindare i porti» italiani, ma in realtà per contrastare gli sbarchi spontanei dalle coste africane, di rafforzare la sorveglianza dei mari ricorrendo a radar e aerei militari, di rilanciare per l’ennesima volta gli accordi con la Tunisia per il controllo delle partenze e per i rimpatri: ossia di finanziare un governo nordafricano affinché s’impegni maggiormente nell’ingrato compito di guardia di frontiera esterna. Surreale suona poi la decisione di regalare altre dieci motovedette alla Libia in guerra, quando anche si è dovuto riconoscere che i porti di quel Paese non sono sicuri: a che cosa serviranno, se non a riportare indietro verso le sue coste persone in cerca di asilo?

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